Il licenziamento perfetto

Esiste il  #licenziamentoperfetto ? Si può licenziare un dipendente ed essere sicuri di non avere alcun tipo di ripercussione?

Queste domande mi vengono poste molto spesso a fronte delle più varie motivazioni – ho un calo di fatturato, voglio chiudere un reparto, al dipendente è stata revocata la patente, arriva sempre in ritardo, non lo sopporto più.

È sicuramente vero che alcune ipotesi di recesso da parte del datore di lavoro (licenziamento per superamento del periodo di comporto) sono più “blindate” rispetto alle situazioni che entrano nella sfera soggettiva di un lavoratore (sospetto che ruba, non fa niente è sempre sui social).

Tuttavia, il licenziamento perfetto non esiste. E non esiste perché la nostra Costituzione, oltre a porre il diritto al lavoro come uno dei diritti fondamentali e forse come il più completo – capace di concorrere nello stesso tempo sia allo sviluppo personale dell’individuo che a quello generale della della società – tutela il diritto alla difesa.

Ciò comporta che ogni lavoratore che venga licenziato, se nella sua percezione riconosce una lesione di un diritto o di una normativa applicata al suo rapporto di lavoro, ha il diritto inviolabile di agire in giudizio.

E l’introduzione di un giudizio non implica alcuna valutazione sulla meritevolezza dello stesso. Un licenziamento potrà venire confermato così come potrà essere annullato. Ci possono essere delle previsioni che, a seconda dell’esperienza e della giurisprudenza, saranno più o meno attendibili.

Dovrebbe esistere, invece, la #conciliazione perfetta.

Esiste sicuramente il buon senso ed il tentativo di affrontare un evento come l’interruzione di un rapporto di lavoro con delle reciproche rinunzie e con una amichevole composizione delle contrapposte rivendicazioni.

Ma anche sulla conciliazione perfetta sono imperfette le modalità, le sedi e – da ultimo – la sua inoppugnabilità.

Avv. Giulia Guerrini – Studio Legale Fraioli Guerrini

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