Controversie di lavoro e negoziazione assistita

La Riforma Cartabia (D.lgs. n. 149/22) ha introdotto una fondamentale novità in tema di ADR, introducendo la negoziazione assistita da avvocati nelle controversie di lavoro. Con decorrenza 28 febbraio 2023, infatti, le parti possono farsi assistere da un legale al fine di dirimere una lite in materia di lavoro prima che la stessa arrivi in Tribunale.

Lo strumento è molto innovativo, anche se, in parte, mutua la procedimentalizzazione di altri ADR già in vigore nel nostro ordinamento (che garantiscono una sostanziale completezza delle informazioni relative al petitum e alla causa petendi, la effettiva difesa del legale e un obbligo di cooperazione in buona fede e con lealtà).

Viene definitivamente prevista la possibilità di svolgere la negoziazione con strumentazioni telematiche, tramite collegamenti audiovisivi a distanza, scambio di PEC e firma digitale.

La grande novità è la previsione di una fase “istruttoria”, di chiaro stampo anglosassone.

Possono, infatti, essere acquisite dai legali dichiarazioni di terzi e confessioni di parte su fatti rilevanti in relazione all’oggetto della controversia. Il verbale di audizione risultante, che deve essere redatto rispettando dei precisi parametri in ordine alle modalità di acquisizione, agli avvertimenti e alle responsabilità conseguenti in caso di false dichiarazioni, è dotato per legge della stessa efficacia probatoria privilegiata del verbale redatto dal pubblico ufficiale e può essere prodotto in un eventuale giudizio.

Non solo. L’accordo finale, oltre a godere del regime della stabilità protetta dell’art. 2113 c.c., deve essere trasmesso ad uno degli organismi di cui all’art. 76 D.lgs 10/9/2003, ai fini del controllo formale e dell’eventuale rilascio della formula esecutiva.

Lo strumento, oltre ad essere molto innovativo, può essere davvero un potente mezzo deflattivo del contenzioso. Le parti, infatti, tramite questa procedura, molto più che in sede protetta dove, spesso, si va solo a ratificare un accordo già raggiunto, possono avere la chiara percezione delle posizioni e dei documenti probatori che verranno prodotti in un eventuale futuro contenzioso.

Spesso, infatti, il nostro ruolo, prima di introdurre un giudizio, è cercare di spiegare, più verosimilmente possibile, quali sono i rischi legati all’alea del giudizio, cosa può essere prodotto dalla controparte, come potrebbe svolgersi una eventuale fase istruttoria e con quali conseguenze, oltre a cercare di immaginare una durata che sia verosimile.

Questo strumento potrebbe aiutare ad avere una percezione ancora più realistica del contenzioso, e, se ben svolta, diventare un effettivo sbarramento prima di adire il Tribunale.

D’altronde, come sostiene gran parte del nostro settore, meglio un cattivo accordo che una buona sentenza.

Avv. Giulia Guerrini – Studio Legale Fraioli Guerrini

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